
Negli ultimi anni la discussione su pornografia e minori è diventata sempre più urgente, soprattutto dopo l'entrata in vigore delle nuove misure AGCOM per limitare l'accesso dei minorenni ai siti pornografici. Ho avuto modo di parlarne anche in un'intervista pubblicata su Avvenire, dove ho sottolineato un punto che reputo centrale: la pornografia è ormai parte dell'ambiente digitale dei nostri figli, volenti o nolenti. Possiamo chiudere alcune porte, ma non tutte. Per questo la sfida non è solo proteggere l'accesso: è accompagnare la crescita.
Come psicologo e psicoterapeuta che lavora da anni con minori e famiglie, vedo genitori che temono che "il porno rovini i ragazzi" e altri che preferiscono non affrontare il tema, sperando che non riguardi i propri figli. La realtà è più semplice e più complessa allo stesso tempo: la pornografia è estremamente accessibile, e lo è da sempre più piccoli.
Secondo EU Kids Online Italia, il 31% dei ragazzi tra i 9 e i 17 anni si imbatte in contenuti sessuali online almeno una volta l'anno, e tra i 15–17 anni la percentuale supera il 50%. Non solo: molti ragazzi vedono pornografia prima dei 13 anni, spesso per caso, attraverso pop-up, chat o link condivisi.
Negli Stati Uniti, dove questi fenomeni sono monitorati da più tempo, un ampio report di Common Sense Media (2023) indica che il 73% degli adolescenti ha già visto pornografia online e che l'età media della prima esposizione è di circa 12 anni.
Più della metà delle esposizioni iniziali alla pornografia è non intenzionale. Pop-up, link nelle chat, condivisioni tra pari: i ragazzi ci inciampano senza cercarla. È il risultato di un mondo digitale che ha abbattuto confini, filtri e barriere d'età.
Anche se una parte del dibattito pubblico si concentra sul blocco dei siti pornografici, la verità è che i ragazzi consumano e condividono contenuti soprattutto attraverso chat, gruppi e social: Telegram, WhatsApp, Discord, Reddit, TikTok.
Canali non moderati e non soggetti ai vincoli imposti ai siti porno.
Questa "zona grigia" è il motivo per cui nessun provvedimento tecnico può davvero essere esaustivo.
La pornografia non è "il male assoluto". Ma ha un impatto strutturale sullo sviluppo psicologico e affettivo di un adolescente, soprattutto se vista senza guida adulta.
Il porno mostra corpi, ruoli e prestazioni irrealistici, spesso lontani anni luce dalle relazioni reali. Questo può generare:
La pornografia commerciale è progettata per essere intensa, rapida, altamente stimolante. Questo può alterare la percezione di ciò che "dovrebbe succedere" in un incontro reale.
Una ricerca italiana del CNR (2023) indica che il consumo precoce di porno tende a rinforzare nei ragazzi stereotipi sessisti, mentre nelle ragazze può generare un vissuto di pressione conformativa: "dovrei essere come quelle donne".
Alcuni adolescenti iniziano a usare la pornografia come via di fuga dallo stress o dalla solitudine. Questo può creare cicli di automatismo difficili da interrompere.
La domanda che più spesso ricevo è: "Come faccio a proteggere mio figlio dalla pornografia?"
La risposta non piace, ma è vera: non possiamo impedire del tutto l'esposizione.
Possiamo però preparare i ragazzi ad affrontarla.
Il silenzio non protegge.
Nominare il porno — con parole adeguate all'età — permette al ragazzo di non viverlo come un tabù.
Puoi iniziare dicendo qualcosa come:
"Online si trovano anche immagini sul sesso fatte per adulti. Non sono la realtà, ma spettacolo. Se ti capita di vederle, possiamo parlarne".
Non servono lezioni di anatomia: basta chiarire tre cose:
È una forma di alfabetizzazione affettiva.
Filtri, parental control, DNS protetti: utili soprattutto prima dei 12 anni.
Ma è fondamentale evitare due errori:
Il vero fattore protettivo è questo:
un ragazzo che sa di poter parlare con un adulto.
Non servono interrogatori, basta:
Autostima, sicurezza interiore, rispetto reciproco: questi elementi riducono di molto l'impatto dei contenuti sessuali online.
La pornografia attecchisce di più quando c'è:
È essenziale che i genitori pretendano — con forza e continuità — percorsi di educazione sessuale seri, scientifici e stratificati fin dalla scuola primaria. La pornografia entra precocemente nella vita dei bambini: non possiamo permettere che sia il loro primo "manuale" affettivo.
L'educazione sessuale scolastica non significa parlare esplicitamente di sesso ai più piccoli, ma costruire basi di rispetto, corpo, emozioni, consenso, confini, linguaggio e sicurezza digitale. Sono i mattoni che permettono ai ragazzi di arrivare all'adolescenza con una grammatica emotiva solida.
Un sistema scolastico maturo dovrebbe affiancare le famiglie e non lasciarle sole. Investire in educazione sessuale vuol dire prevenire, proteggere e preparare. Vuol dire dare ai ragazzi una grammatica emotiva prima di trovarsi davanti alla pornografia.
Il nuovo sistema di verifica dell'età è un segnale culturale importante.
Ma, come ho detto anche su Avvenire, non possiamo illuderci: i ragazzi si spostano dove i controlli non arrivano. Le scorciatoie esistono sempre — e spesso conducono a spazi della rete molto più rischiosi dei siti pornografici ufficiali.
Per questo serve un approccio educativo, non solo normativo.
La questione "pornografia e minori" non si risolve con divieti né con allarmismi.
Si affronta con:
Il filtro può chiudere una porta.
L'educazione permette ai ragazzi di muoversi nelle stanze della vita senza perdersi.
"È scattato il blocco per i minori ai siti porno: come funziona (e chi lo aggira)"
"Teens and Pornography" – Common Sense Media (2023)
"What to Do If Your Young Child Sees Pornography" – Common Sense Media
"Rassegna Bibliografica – Minori e pornografia online" (Ministero dell'Interno, Italia)
“Youth Statistics: Internet and Social Media” – Act For Youth
"Minori – Garante per la Protezione dei Dati Personali"
Dr. Marco Di Campli
Psicologo Psicoterapeuta a Verona VR
